Il linguaggio visivo e visionario di Gian Paolo Barbieri

Trovare nuova bellezza, una bellezza non convenzionale, in un ambito – quello della fotografia di moda - che guardava al corpo della donna come un elemento da plasmare, da piegare alle regole del costume. Si può dire che tutta la carriera di Gian Paolo Barbieri, dagli inizi negli anni ‘60 al XXI secolo, abbia proceduto in un’unica direzione: un nuovo modo di concepire la fotografia in cui è il corpo a condizionare la creatività della moda e non il contrario.
Ne sono la prova le foto della mostra ‘Gian Paolo Barbieri: Unconventional’, una selezione di scatti a colori che regalano uno sguardo inedito sulla produzione meno nota dell’artista, vincitore nel 2018 del premio Lucie Award come Miglior Fotografo di Moda Internazionale. Allestita nella Galleria milanese 29 Arts In Progress sino al 25 marzo 2023, la mostra si offre al visitatore come un dono celato, finalmente rivelato, in grado di restituire, il linguaggio visivo e visionario di Barbieri, creatore di tele fotografiche, capolavori visivi di intelligente bellezza.
Il colore e la natura sono i grandi protagonisti della selezione di scatti. Il tutto si gioca sul contrasto - non tanto tonale, quanto concettuale – tra eleganza ed esuberanza, ben rappresentato dall’immagine in cui la delicatezza del corpo etereo di una modella scivola tra le braccia vigorose di uomini esotici.




Esotismo e virtuosismo sono due elementi che contraddistinguono la poetica di Barbieri. Da un lato la maestria nel creare scatti in grado di contenere dentro di sé un intero film; dall’altro lo sguardo antropologico del fare artistico che restituisce non solo un’immagine ma una lettura personale di luoghi e culture “altre”.

Due delle foto in mostra esemplificano alla perfezione la capacità di Barbieri di lasciare contaminare la sua narrazione dai racconti che i luoghi attraversati hanno da offrirgli.
La foto realizzata nel 1976 in Venezuela per Vogue, ha come protagonista una scultorea Laura Alvarez, immersa nelle acque del fiume Orinoco, tra caimani e i piraña. Sulle sue labbra, il rosso-orchidea Rouge á lévres “Incognito” di Guerlain e sul suo viso, una maschera di plastica trasparente realizzata su richiesta di Barbieri.
A spiegare il concept della fotografia è lo stesso autore che racconta di essere stato ispirato dal rosa degli abiti della collezione di Armani che sarebbe stata presentata all'intero dell'editoriale: l’idea della foto arrivò dopo uno studio del territorio e della popolazione che gli consentì di individuare nella flora e nella fauna locale, le caratteristiche formali ed estetiche che sarebbero entrate in dialogo con gli abiti dell’editoriale.


Di puro virtuosismo si può parlare per la foto realizzata per una campagna di Vivienne Westwood nel 1998, nella quale Barbieri si ispira all’opera di Matisse per creare la scenografia, dipinta a mano da lui, a cui si aggiunge l’effetto “ad olio” dello scatto, a cui l’artista arriva mettendo della vasellina sull’ottica.

Unconventional, così come tutta la produzione di Barbieri, propone una fotografica ironica e allo stesso tempo colta, ricercata, in bilico tra citazionismo cinematografico, storia dell’arte, eclettismo ed esotismo.
