Protest in Photobook di Luciano Zuccaccia
L’archivio racconta più di quanto non dica, non solo sulla ragione della sua stessa esistenza, ma anche sull’uomo o la donna che vi è dietro. Marc Bloch, uno dei maggiori storici del XX secolo, parlando di archivio afferma che
“tutto ciò che costruisce, tutto ciò che sfiora, può e deve fornire informazioni su di lui, l’archivista”.
Protest in Photobook, piattaforma on line che raccoglie una eterogenea e enciclopedica collezione di libri fotografici di protesta, molto dice su Luciano Zuccaccia, archivista, fotografo, collezionista e ideatore del progetto che racconta non solo la Storia, quella con la S maiuscola, ma le centinaia, migliaia di storie che coinvolgono uomini e donne (fotografi, reporter, artisti e giornalisti) mossi dal desiderio di dare visibilità alle storie di altri uomini e donne, di lotte e proteste dando vita ad una narrazione continua che collega le lotte di Pechino a quelle di Caracas, in un gigantesco scacchiere geopolitico.

Con oltre cinquecento libri fotografici, Protest in Photobook mette in luce un altro aspetto molto interessante riflesso nel lavoro di accostamenti e rimandi bibliografici presente nell’archivio di Zuccaccia: la lunga e intensa relazione tra grafica e fotografia di protesta che ritroviamo in una pubblicazione iconinca (la prima della collezione di Zuccaccia): “E’ il 77” di Tano D’Amico, giornalista e fotoreporter che, meglio di chiunque altro, ha saputo raccontare l’Italia attraverso i movimenti che hanno contribuito a darle un volto.
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Come afferma Zuccaccia: “attraverso il mio archivio è possibile vedere come si è evoluto nel tempo il design grafico e la comunicazione visiva, attraverso il medium del libro fotografico." C’è stata un’evoluzione negli anni, come si può vedere dalla piattaforma Protest in Photobook. Dai libri con un’estetica più propriamente legata al fotoreportage e alla grafica giornalistica degli anni ’60 e ‘70, si passa a libri in cui l’ibridismo tra fotografia di denuncia e arte visiva è molto più evidente, tanto da rendere difficile una distinzione tra generi. Un caso emblematico è quello del libro”88 Pedazos” di Federico Paladino, che a me fa tanto pensare alle fotografie dei silos di Bernd and Hilla Becher.




Il libro di Paladino condensa nel gesto della mano pronta a scagliare la pietra, l’estetica della protesta. È il 15 dicembre 2017 e al Congresso nazionale di Buenos Aires è in discussione una legge sull’abbassamento delle pensioni. Nel tentativo di abrogarla, una protesta della società civile si conclude con una dura repressione da parte delle forze di polizia. La seduta riapre il giorno successivo davanti a migliaia di manifestanti le cui mani sollevano frammenti di città dinanzi le file dei poliziotti in posizione antisommossa. L'archivio fotografico di Paladino, documenta ottantotto pezzi di questa azione raccolti quella stessa notte. Un catalogo geologico che rappresenta fossili che sono, allo stesso tempo, grafemi del linguaggio della protesta conservato nel tempo dalla fotografia.

Quale narrazione sarebbe stata conservata di quell’evento se non ci fosse stato il libro di Paladino? E quali memorie (altre) sono possibili grazie a Protest in Photobook?
La risposta la troviamo nelle parole di Luciano, che ringraziamo per averci aperto le porte del suo archivio: “studiare la fotografia di protesta significa scoprire nuove storie, contenitori, a loro volta, di altre storie, spesso omesse, censurate, occultate. Protest in Photobook le rende visibili”.



Studiare la fotografia di protesta significa scoprire nuove storie, contenitori, a loro volta, di altre storie, spesso omesse, censurate, occultate. Protest in Photobook le rende visibili.

Protestinphotobook is a platform, curated by Luciano Zuccaccia, dedicated to protest all over the world seen through photo-books that are part of his growing private collection, with reviews and interviews with photographers, curators and publishers. He is very active in the world of photo books, has been interested in the evolution of the medium for years and wanted to pick up the baton left by Martin Parr and Gerry Badger, setting out on the path of the unique collection and in turn trying to point to new directions in visual language. Similar to what other scholars in the field are doing for Luciano this is the path to take with anyone who wants to participate.