Gioco e infanzia sono i due poli intorno a cui ruota la mostra ThisPlay curata da Emre Baykal a partire dalle opere del Museo di Arte Contemporanea ARTER di Istanbul, la cui collezione vanta oltre 1.400 opere di circa 400 artisti, coprendo un periodo che va dagli anni '60 ad oggi.
Con un titolo che è già un gioco di parole, This Play è un invito ad entrare in relazione con il gioco, le sue possibilità e ad immaginare un mondo ribaltato. Le cinquantanove opere in mostra, viste attraverso la lente del curatore Emre Baykal, si propongono di esplorare l'aspetto liberatorio del gioco, la sua capacità provocatoria di sospensione e di ricostruzione della realtà, di trascendere l’ordinario per creare nuovi modi possibili di fare esperienza del reale.
Le opere in mostra parlano del gioco, lo evocano e, talvolta, lo rendono possibile, invitando il visitatore ad interagire, come nel caso dell’installazione The World, Things, Life di Jacob Dahlgren, in cui una parete completamente coperta da tiri al bersaglio disposti in modo geometrico - in una apparente composizione astratta - invita i visitatori a partecipare al gioco, lanciando le freccette e a diventare co-creatori dell’opera.



Il rimando al gioco è più sottile e polemico nell’opera Games, Games, Games di Volkan Aslan, realizzata per la 13a Biennale di Istanbul. In questo caso, l’artista distorce i cinque anelli ad incastro delle Olimpiadi e li reinterpreta in versione neon, materiale facilmente modellabile che evoca i materiali malleabili utilizzati dai bambini. L’opera Games Games Games è stata realizzata da Asian nello stesso anno in cui Istanbul aspirava ad ospitare li Giochi Olimpici, l’evento sportivo internazionale per eccellenza, nonostante la situazione politica del paese fosse distante dagli ideali di pace e comprensione tra i popoli, alla base della nascita delle Olimpiadi.

Alcune delle opere presenti in mostra, pur rimandando in modo diretto al mondo del gioco, ne sovvertono le regole inserendo parti d’esso nel contesto dell’arte. Pravdoliub Ivanov in Rise to Score utilizza elementi ordinari, facilmente riconoscibili a prima vista, per presentarli in un assemblaggio del tutto inaspettato e inusuale. Ecco che un canestro da basket si ritrova “attraversato” da un'enorme palma capovolta. L'opera è un ready-made estremizzato: il canestro da basket è svuotato del suo valore d’uso e la palma assume la funzione di una palla che rende il gioco impossibile. L’effetto di straneamento è rafforzato dall’accostamento di elementi geograficamente e culturalmente distanti: la vegetazione esotica di un paesaggio orientale e il canestro, componente fondamentale di uno sport di squadra tra i più popolari negli Stati Uniti e in Europa.

Cambiare le regole del gioco, capovolgere le forme e le dimensioni degli oggetti, assemblarli per creare incontri inaspettati e modi sorprendenti di instaurare relazioni sembra essere la vera regola del gioco di ThisPlay. La lezione surrealista che da Breton in poi ha rivoluzionato l’arte, echeggia nelle opere in mostra che, ricorrendo all’espediente dell’assurdo, chiedono allo spettatore (o forse, sarebbe meglio dire all’adulto) di abbandonare le proprie convinzioni e sicurezze per abbracciare nuove (sur)realtà.

Riusciremo ad impugnare le freccette, a guardare ciò che ci circonda da un’altra prospettiva e a vivere in un mondo di assurdità?
ThisPlay ci lascia con un punto di domanda e apre la porta dell’immaginazione ai bambini che ancora sanno sognare e agli adulti che non hanno mai smesso di giocare.