The Nature of Game di Francis Alÿs

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Arrivati dinanzi al Padiglione del Belgio, nei Giardini della Biennale, una palla apparentemente abbandonata diventa segno, emanazione di una presenza solo momentaneamente muta. 

Varcata la soglia, urla innocenti, risate fragorose rubate alla strada, accolgono lo spettatore in un mondo fatto di giochi, concentrazione, ilarità e serietà: The Nature of Game, la personale dell’artista belga Francis Alÿs, curata da Hilde Teerlinck per la 59 edizione della Biennale Arte, è un inno alla strada, alla creatività dell’infanzia e una critica ad un sistema consumistico e di potere. 

Come in una sorta di pangea mondiale, la mostra riunisce e assembla lavori dell’artista realizzati nei suoi tanti viaggi per il mondo, tra Iraq, Hong Kong, Repubblica Democratica del Congo, Belgio e Messico, paesi in cui Alÿs ha realizzato più progetti nel corso della sua traiettoria artistica. 

L’inizio di tutta l’idea alla base della mostra è Children’s Game, il ciclo video datato 1999 con cui l’artista ha riscattato dall’oblio contemporaneo il patrimonio culturale del gioco infantile, alla base del quale vi è l’idea che il senso più elementare del divertimento si basa sull’improvvisare con i doni che l’ambiente casualmente regala. 

Francis Alÿs, The Nature of The Game, 2022

Improvvisazione, ritmo, ripetizione, folklore. In The Nature of Game, paesaggio umano e naturale fanno da cornice ai video che hanno per protagonisti giochi e bambini sugli schermi di grandi dimensioni installati nella sala principale del padiglione, il più antico di tutti, il primo ad essere costruito ai Giardini in occasione della settima edizione dell'Esposizione internazionale d'arte di Venezia nel 1907. 

Nella serie proposta in Biennale, si alternano la caccia alle zanzare nella Repubblica Democratica del Congo, la gara di lumache colorate in Belgio, gli aquiloni in Afghanistan, gli inseguimenti per catturare gli avversari in Messico, alle corse a zig-zag e i saltelli sulle strisce pedonali di una Honk Kong troppo affollata e distratta. Giochi di strada e giochi nella strada, che fanno di copertoni di pneumatici, pezzi di specchio, sassolini e strumenti di creazione e immaginazione, una promessa di futuro che il mondo dell’infanzia regala a quello adulto. 

Francis Alÿs, The Nature of The Game, 2022

I contrasti su cui gioca la mostra e che fanno da sfondo ai giochi dei bambini – l’allegria e la spensieratezza del gioco in contesti di povertà determinati dall’adulto – trovano il loro apice in una serie di delicati dipinti in formato cartolina, dai toni pastello, che occupano due piccole sale speculari, situate all’uscita del padiglione. Nei dipinti i bambini non sono colti in situazioni di gioco, ma di coercizione lavorativa o di costrizione fisica, militare e sociale. 

Francis Alÿs, The Nature of The Game, 2022
Francis Alÿs, The Nature of The Game, 2022
Francis Alÿs, The Nature of The Game, 2022

Eppure non si può fare a meno di giocare, in un infinito sovrapporsi di gesti e ripetizioni; ognuno, a turno detta il ritmo del gioco. 

Su una delle pareti del padiglione le parole di Jean Katambayi Mukendi, artista congolese di  Lubumbashi, riecheggiano: “Se dovessimo ricominciare tutto da capo, tutti sceglierebbero il gioco.”.

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Untolds