Che la Snapshot Photography, o la fotografia istantanea, sia una forma di estetica come tutte le altre, lo dimostra l’elevato livello di performatività raggiunto dalle telecamere integrate ai nostri cellulari. Nel mosaico del nostro personale “wall” di scatti, tag e selfie, troviamo la sintesi di un'era post-fotocamera, post-stampa, in cui fissare la quotidianità nella sua immediatezza, anche quando programmata. L’estetica dell'istantanea, con la sua attenzione per i soggetti vernacolari, quotidiani e l’apparente stile amatoriale del suo autore, fa la sua prima consapevole apparizione negli anni ’50, quanto autori come Robert Frank o William Klein cominciano ad abbracciare l’energia formale, la spontaneità e l’immediatezza della fotografia istantanea, nel caos urbano di città che cambiano in fretta.



A metà degli anni '60, l'idea di un’estetica istantanea inizia ad essere teorizzata nei circoli intellettuali, per cui il passaggio ad un livello maggiore di consapevolezza autoriale è determinato anche dal passaggio dal bianco e nero – da sempre associato alla fotografia di strada e documentaristica - alla pellicola a colori.





Fotografi come William Eggleston e Stephen Shore diventano i maggiori rappresentanti di uno stile a colori e di un’estetica dell’immediatezza le cui influenze ritornano tanto nelle polaroid di Andy Warhol quanto nelle fotografie umaniste di Shin Noguchi che, con il suo approccio discreto, poetico ed enigmatico alla vita quotidiana, è in grado di catturare le sottigliezze e le complessità della cultura giapponese contemporanea.




Tra i più recenti studi sulla Snapshot Photography, The Lives of Images di Catherine Zuromskis rappresenta sicuramente un’analisi accurata della dimensione pubblica delle istantanee all'interno della cultura americana, capace di restituire il valore sociale, culturale e politico di un’estetica che affonda le sue radici nella vita urbana. Zuromskis racconta l’evoluzione della fotografia istantanea anche in termini di “spostamento”: dallo spazio sicuro degli album di famiglia, al miscuglio dei mercatini delle pulci per terminare con gli spazi socialmente sovraccarichi del Metaverso, in cui gli scatti quotidiani hanno definitivamente perso la loro aurea privata, sposando in pieno l’approccio "disordinato" delle istantanee che da sempre le caratterizza.