Pasolini. La verità in una foto

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Pasolini nella casa di Sabaudia, mentre scrive e corregge l’articolo «Due modeste proposte per eliminare la criminalità in Italia» pubblicato sul «Corriere della Sera» pochi giorni prima della morte - © Dino Pedriali by Siae 2011

Settantotto scatti. Settantotto immagini di Pier Paolo Pasolini immortalato nei suoi ultimi giorni di vita da Dino Pedriali. L’ultimo scatto risale al primo novembre 1975. Il giorno dopo Pasolini sarà ritrovato cadavere nell’idroscalo di Ostia. Pedriali, all’epoca giovane fotografo, fu chiamato da Pasolini stesso per eseguire un servizio fotografico tra le sue residenze di Chia e Sabaudia. Le immagini avrebbero dovuto accompagnare il romanzo a cui il poeta stava lavorando da qualche anno, l’incompiuto Petrolio, il libro avrebbe raccontato il contesto politico e sociale dell’Italia del boom economico, i cambiamenti culturali innescati e il periodo dello stragismo. 

© Dino Pedriali

Come dei fotogrammi di un docu-fiction, le 78 immagini mostrano Pasolini nella sua stanza, mentre legge, scrive, passeggia. Mentre, nudo, sfoglia un libro accanto al letto, spiato dall’obiettivo di Pedriali, in un gioco di “messa in scena” tra fotografo e fotografato. Pasolini è co-autore, insieme a Pedriali, del servizio fotografico che il poeta gli commissiona firmando una sorta di manifesto visivo in cui è racchiusa la performatività del suo corpo.  Sarà lo stesso Pedriali, in un’intervista di qualche anno fa, a spiegare la richiesta di Pasolini: "Ti chiedo solo di farlo come se venissi sorpreso o, meglio, come se non mi accorgessi della presenza di un fotografo. Solo in seguito mi comporterò come se intuissi la presenza di qualcuno che mi spia di nascosto".

© Dino Pedriali
© Dino Pedriali

Le fotografie di Pasolini sorpreso nella sua quotidianità avrebbero dovuto fare da compendio al libro Petrolio, come afferma lo stesso Pasolini quando dice che “Quello che non si capisce con la parola si capirà con la fotografia”. Il riferimento è alla nudità del corpo intesa come verità mostrata, metafora visiva della scrittura che rivela, come nel caso del libro-testamento Petrolio che, riprendendo le parole dell’autore, “farà rumore questo lavoro, farò nomi e cognomi, è il mio contributo al vero”.

© Dino Pedriali

L’intimità degli scatti ci restituisce anche l’idea di fotografia di Paolini. In un’intervista del 1970, pubblicata nell’archivio Città Pasolini realizzato da Silvia Martín Gutiérrez, Pasolini afferma:

“Per me una foto in se stessa è bella quando è bella esteticamente oppure quando il suo contenuto 

ha un alto grado di documentarietà”.

Pasolini, che predilige il bianco e il nero per la sua capacità di restituire il reale, sceglie di donarsi all’obiettivo con la sua nuda verità, offrendo il suo corpo “sotto gli occhi del mondo” come lui stesso amava dire. Offrendosi nella sua intimità esibita, Pasolini mostra che l’oscenità non è nel suo lavoro, in ciò che fa, ma nel modo in cui alcuni guardano ad esso. 

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Untolds