
Female Remedy di Leila Hekmat
Haus Am Waldsee Gallery
15.09.2022 – 08.01.2023
Un’installazione site-specific, una zine e una performance per esplorare “l’esperienza incurabile dell’essere donna”. Female Remedy, la prima mostra personale di Leila Hekmat, artista multidisciplinare nata a Los Angeles e insediata a Berlino, è un viaggio esplorativo nelle definizioni sociali della follia che indaga le relazioni tra malattia, donne e sessualità.
Per l’occasione, Hekmat ha trasformato l'Haus am Waldsee di Berlino nell’ Hospital Hekmat, un ospedale dove ogni elemento concorre alla rappresentazione grottesca dell’essere donna. Performance, costumi, scenografia, collage, video e musica concorrono a creare un’atmosfera da commedia dell’arte in cui il corpo femminile assume le caratteristiche di un cadavere squisito, richiamando alla mente l’esercizio surrealista della composizione e ricombinazione degli elementi.



La malattia, come stato perpetuo della mente e del corpo, non ha soluzione, né medicina che possa guarirla. La mostra di Hekmat sembra riprendere in pieno uno dei principi dell’antipsichiatria basagliana: “in noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia”.
Ma che tipo di follia affligga le donne che popolano questo ospedale non è rivelato dall’artista, né sembra sia importante saperlo. Quello che si percepisce è la sofferenza che qualsiasi luogo di confinamento racchiude in sé, l’ospedale come luogo di relazioni e la malattia come possibilità di conoscenza del sé, al di là del suo orizzonte di guarigione. Accade così che in un tale ospedale gli infermieri si innamorino dei pazienti, i pazienti l'uno dell'altro e, per contagio, tutti soffrono delle stesse malattie deliranti.


I corpi e gli ambienti creati da Hekmat rappresentano, nel loro insieme, una risposta satirica alle coercizioni del corpo e delle definizioni di genere e sessualità che finisce per creare un nuovo linguaggio psichico e sessuale che include gesti, costumi e comportamenti di sé soppresso e dunque ospedalizzato.


Un esercizio visivo quello di Hekmat che sembra richiamare le rappresentazioni della malattia femminile per eccellenza - l’isteria – che, da Ippocrate in poi, individua nell’utero la causa di tutte le malattie delle donne. Hekmat usa tutti gli strumenti a sua disposizione (performance, costumi, scenografie, video) per restituirne una critica sagace e rovesciarne la prospettiva: la malattia da problema diventa soluzione e nell’ospedale, luogo ad alta intensità di cura, ora possiamo accedere tutti.