Dalle piazze di Teheran alle strade di Bologna

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Tra il 2 e il 5 di febbraio di quest’anno, nelle strade di Bologna si è visto il grido di protesta dell’Iran in lotta. I manifesti di AIA (Anonymous Iranian Artists) - collettivo di artisti costretti all’anonimato perché sotto costante minaccia del governo iraniano - hanno occupato le bacheche urbane curate da Cheap, progetto indipendente nato a Bologna nel 2013 da sei donne, che porta in strada impegno politico e arte pubblica, alla costante ricerca di un equilibrio tra pratica curatoriale e attivismo.

I manifesti di AIA

Il progetto Donna. Vita. Libertà. di AIA è stato promosso da Cheap in collaborazione con la nostra webzine, entrando a far parte del ricco programma di eventi realizzati per l’undicesima edizione di ART CITY Bologna, l’art week di mostre ed eventi promossa dal Comune di Bologna e Arte Fiera. 

Per parlarvi di come nasce un manifesto di protesta e delle relazioni etiche ed estetiche che intercorrono tra design, grafica e attivismo, abbiamo intervistato AIA - Anonymous Iranian Artists. 

"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs

Come è nata l’idea di realizzare dei manifesti su Donna, Vita, Libertà?

Gli eventi che si sono succeduti, giorno dopo giorno, nei mesi che hanno segnato l’inizio del movimento di protesta Donna, Vita, Libertà hanno portato alla creazione di questi manifesti.

Il lavoro che ne è nato, è stata una reazione alle notizie che sentivo quotidianamente. 

Nei vostri manifesti sembra che il testo e le immagini non si sovrappongono, ma sembrano avere lo stesso peso, la stessa importanza. Potete dirci di più?

In quei giorni, il grido di protesta delle persone che si opponevano alle violenze veniva diffuso per le strade sotto forma di slogan; le notizie più amare e dolorose diventavano hashtag che facevano il giro del mondo. La parole erano importanti, avevano un peso ed un potere d’azione.

Per questo motivo ho pensato di realizzare un carattere tipografico chiamato "Zhina" e creare manifesti in cui le parole, tanto quanto le immagini, avessero un peso, potessero occupare uno spazio. Nella versione che è circolata nelle strade di Bologna, dato che si è scelto di mantenere il farsi, l’immagine tende ad essere più preminente rispetto alle parole che sono comunque molto evidenti. 

"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs

Come definireste i manifesti che ne sono nati? Rappresentano un movimento politico?

A mio avviso, i manifesti della serie Donna. Vita. Libertà. non sono né politici, né femministi; sono espressione di un’azione civile; sono il riflesso della rabbia della gente nelle strade.

"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs
"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs
"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs
"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs
"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs

Cosa ha significato per il collettivo, vedere i manifesti nello spazio urbano di Bologna, una città da sempre attenta alle lotte, vicine e lontane?

Le foto che ho visto dei manifesti nella strade di Bologna, sono una conferma dell’efficacia comunicativa dell’arte pubblica e un chiaro segnale del fatto che le immagini rappresentano un linguaggio comune che non ha bisogno di traduzione. Le immagini possono mostrare la rabbia e il dolore del popolo iraniano senza bisogno di gridare o mettersi in mostra.

"Woman, Life, Freedom" by AIA (Anonymous Iranian Artists), A public installation by CHEAP street poster art- 2023- ©UNTOLDs
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Untolds